A causa di uno spiacevole inconveniente, ho recentemente dovuto trascorrere oltre un mese in Italia. Ma non dalla mamma, non in Piemonte.
Sono stata a casa mia, a Milano. Cosa che non capitava ormai da anni. Finalmente, ho tolto le lenzuola che coprivano i mobili, stese quel lontano giorno in cui partii per il Congo per proteggerli dalla polvere. Ho fatto prendere aria alla libreria che – insieme alla parte invernale dell’armadio – è la cosa che, di quella casa, mi manca di più. Ho eliminato le ragnatele formatesi negli angoli del soffitto, ritrovato oggetti che sembravano persi più che altro perché non avevo mai avuto il tempo di cercarli.
E ho scoperto due cose. La prima è che la polvere sui mobili si accumula lo stesso, nonostante le lenzuola. E la seconda – ne ho avuto la riprova – è che questa casa, in fondo, non l’ho mai sentita ‘casa’. Non ti manca il tuo appartamento? – mi viene chiesto ogni tanto con sguardo speranzoso (che tradotto significa: non hai voglia di ritornare in Italia?). La risposta a entrambe le domande è no. L’unica porta che ho chiuso piangendo dietro di me è quella dell’appartamento di Londra, nessun’altra.
Ho provato a riprendere le fila della mia vita italiana (naturalmente senza una componente fondamentale: il lavoro). ‘Adoro le tue mappine da turista’, mi ha detto Serena Scozia su Facebook. Perché è vero, ho fatto un po’ la turista, seminando sui social tracce e foto dei luoghi che ho visitato. Sono stata ai Navigli, ho girato tutti ma proprio tutti i negozi di Corso Vittorio e di Porta Ticinese, ho visto il muro delle bambole di cui avevo tanto sentito parlare. Ho seguito i fili dei tram, sorridendo al pensiero che sono loro – ancora più del Duomo – che mi hanno sempre fatto ‘molto Milano’. Al solito, non posso dire che questa città mi faccia impazzire ma, è innegabile, non è affatto male.
Mi sono rimessa al passo con le persone che non vedevo da un po’. Ho riabbracciato la bimba della mia migliore amica, che è nata a maggio e ora è super paffuta: la prossima volta che tornerò, probabilmente, già gattonerà . Ho incontrato ex-colleghe che, come me, hanno preso o vorrebbero prendere strade diverse e, insieme, siamo giunte alla conclusione che, in fondo, quella professione da PR, quell’ambiente… bah, forse non era fatto per noi. Al tavolo di un grazioso locale arredato in stile anni ’50, ci siamo trovate a parlare di un passato che per tanti versi non era questa gran cosa e di un presente che, invece, non è poi così male.
E poi ci sono stati compleanni, soglie importanti. Quando compirai 40 anni, cosa vuoi che ti regalo? – mi ha domandato la mamma. A parte che manca ancora un sacco di tempo! E poi boh. Se vivessi a Milano probabilmente fantasticherei su di una borsa firmata, di quelle belle belle, quelle ‘che restano’ o qualche stupidaggine simile.
Ora, invece, mi vien da dire che vorrei del tempo: del tempo in più da dedicare a qualcuno o a qualcosa o, semplicemente, del tempo da perdere. Perché insomma, gli anni passano. Ma dato che il tempo ahimè non ci è concesso di riceverlo, allora il dono che vorrei è un’esperienza. E’ la possibilità di creare un ricordo. Un festone con gli amici di una vita che ti regalano la maglietta della tua squadra del cuore con dietro il numero 40. Un viaggio da raccontare. Una maratona da correre. Una musica da ballare. Sono quelli i regali che hanno senso. Solo quelli. L’oggettistica è superflua.
Vivere di nuovo a Milano, ascoltare determinati discorsi, vedere determinate situazioni e comportamenti, mi ha chiarito molte idee e tolto alcuni dubbi. L’immagine idealizzata che avevo di questa città è andata in frantumi tanto tempo fa – prima ancora di trasferirmi a Londra – e, oggi come non mai, la mia realtà è molto, troppo diversa per riuscire a rapportarmi a quel contesto, a quella routine. Certo non sarebbe impossibile, affatto. Mi sono adattata a vivere in Africa e forse non ce la farei a tornare in Lombardia?!? Il punto, però, non è questo. Il punto è: lo vorrei? Ora come ora no. Assolutamente no.
Le lenzuola sono nuovamente stese sui mobili, anche se la polvere, sotto, ci passa lo stesso. Io sono di nuovo qui sotto il condizionatore del mio soggiorno angolano.
E ti penso con affetto, Milano. Ma, per ora, non ho nostalgia di te.
Cristina, Angola
Cristina ha collaborato con Amiche di Fuso da marzo 2016 a novembre 2019
Potete leggere Cristina qui
Carissima !!
nessuno più di me può capire e condividere ..le tue parole /sensazioni/emozioni /sfumature…alla veneranda età di 65 anni , mi sono chiusa col sorriso e una botta di adrenalina…la porta alle spalle …la mia era una casa in affitto , con una stanza per il B&B…che funzionava a mille …con lui restava anche la mia famiglia , la mamma anziana ..ora ha toccato i 96..e vive da sola…tre figli amatissimi ..ma whatsapp docet…..amiche e amici , legami etrni ..compagni di fede buddista….legami…..prima di chiudere casa ho regalato tutto ..vestiti tazze bicchieri pentole mobili quadri..via tutto…poi Canarie…esperienza ..ni…Malta , Gozo..sì forse una lacrima per i carissimi amici che lasciavo lì…forse c’è stata…..ma nel frattempo avevo provato i vari ritorni a trovare ..il mio piccolo mondo antico…e la prima volta è stata devastante….mi sembrava tutto sconosciuto grigio…chiuso…ho pensato ..ok , la prima volta…poi è successo la seconda , le terza …e via..io sono geograficamente in vantaggio ..posso girellare avanti e indietro ..ma lo faccio seguendo calcoli matematici…devo andare…quanti giorni?…Per non ritrovarmi a contare i minuti e i secondi che mi separano dalla mia partenza , dal momento in cui potrò respirare di nuovo liberamente..senza quell’ansia sottile…senza quella sensazione di panico irrazionale..mentre in pieno centro ..nella città in cui sono nata cresciuta vissuta ..in cui mi guardavo attorno ….il caffè con l’amica ..l’amica se n’era andata ed io giravo lo sguardo attorno…della serie ..dove sono? Che faccio adesso?..ed il respiro si faceva veloce ..a tratti sembrava andare giù e non tornare sù…ho imparato…..ho imparato a riempire i giorni , le ore di appuntamenti e persone da vedere…ho imparato ad alzarmi ..senza pensare”quanti ne abbiamo?”…quanto manca?
Ora vivo in Dalmazia …mi alzo col mare davanti…vedo le piccole onde ..ed i colori che cambiano la sera…no, non mi manca nulla della mia città ….le persone le tengo nell’unico posto in cui sono e saranno sempre ..dentro…dentro me ..nel cuore ..li vedrò..li vedo ..sono expat vaccinata e convinta….expat per amore …di me stessa della mia vita …